Un libro che esplora i sentimenti e i legami famigliari.
Oltre alla trama che ho trovato molto interessante, un elemento trainante nella storia è l'oratoria, l'abilità dei due protagonisti di riuscire ad incantare con le parole, parole che diventano arma, un'arma molto pericolosa.
Ed è questa l'arma utilizzata dal cattivo del nostro romanzo, il cui antagonista è il padre di Megan, avvocato a cui l'eloquio non difetta certamente.
Ho molto apprezzato questo lato della storia, in quanto raramente ci si sofferma a pensare a quanto possano essere pericolose le parole e su quanto possano ferire.
Le parole lasciano cicatrici invisibili ma indelebili dentro ognuno di noi, e ciononostante spesso le usiamo in modo improprio senza preoccuparci delle conseguenze.
La cosa che non mi è piaciuta per niente di questo libro (ma può essere una pecca della traduzione) è il modo (molto) maldestro di cercare di imitare il gergo degli adolescenti (certi dialoghi mi hanno riportato alla mente alcune parodie di Fiorello!)
Infatti mi auguro che:
1) sia appunto una pecca della traduzione
2) se esistono (e sottolineo il se) ragazzi che parlano così, siano veramente pochi!
È un libro che mi è piaciuto molto, e mi sento di consigliarlo; però non ci si aspetti un romanzo alla Lincoln Rhyme, anche se suspense e colpi di scena non mancano.